In questi giorni ho sentito parlare della fondazione “Famiglia Materna” fondata nel 1919; si propone di offrire sostegno e accompagnamento a donne sole o con i figli che si trovano in situazione di difficoltà. Nel corso degli anni si è potuto constatare un enorme cambiamento poiché nei primi anni di questa fondazione le ragazze accolte erano quelle cacciate dalla famiglia o dalla comunità in cui vivevano, mentre oggi molte di queste donne sono extracomunitarie, donne che subiscono violenze da marito e figli o con problemi derivanti dall’alcool e dalla droga.
In questo luogo le donne trovano una casa ma anche la compagnia di educatori, psicologi, volontari, donne che vivono la medesima situazione e che condividono le stesse difficoltà di ogni giorno. Il compito dell’educatore è quello di far riscoprire a queste donne sole e sfiduciate la possibilità di riscoperta di un atteggiamento positivo della vita, per farlo bisogna recuperare la capacità di prendersi cura della casa, della propria persona e infine aprirsi a nuove conoscenze e relazioni e cercarsi un lavoro.
Queste donne purtoppo vivono nel terrore di essere tradite di nuovo, pensano di non poter più trovare il proprio equilibrio. Penso che aiutare queste donne sia una crescita per entrambi. Non bisogna dimenticare che è essenziale il lavoro di equipe e il confronto immediato con gli altri operatori poiché per ogni decisione che si prende bisogna assumersene la responsabilità.
Bisogna avere un certo grado di Professionalità e bisogna saper comunicare cioè stabilire una comune comprensibilità relazionale che non è riconducibile solo alla pura comunicazione verbale ma che riguarda anche il fattore emotivo e pratico.
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