martedì 8 settembre 2009

autismo

educare non è una cosa semplice, anzi, ma è ancora più difficile quando l'educatore comincia ad intraprende re una relazione educativa con bambini autistici. l'autismo è un disturbo che interessa la funzione cerebrale, si presenta fin dalla più tenere età con atteggiamenti specifici: il bambino autistico di solito rifiuta la vicinanza con il prossimo, escludendo così gli altri dalla sua vita, tende ad isolarsi, evita gli sguardi, ripete dei comportamenti in modo ossessivo, molto spesso non ha il controllo degli sfinteri e inoltre non riesce ad esprimersi. purtroppo non si è ancora trovata una cura, molto spesso i medici somministrano dei farmaci con l'intendo di ridurre le convulsioni, crisi isteriche...ma, come sappiamo, l'aiuto principale viene dalla famiglia o comunque dalle persone che stanno attorno al bambino, essi lo devono accompagnare nel suo percorso di tentata guarigione, stargli accanto e cercare piano piano di modificare il suo comportamento. ci sono vari livelli di autismo, molte di queste persone sono estremamente intelligenti in più hanno anche delle capacità strordinarie di calcolo matematico o eccezionale memoria visiva.

Ho appena finito di leggere un libro intitolato "horse boy", è un racconto autobiografico di un padre che decide di intraprendere con il figlio autistico e la moglie un viaggio in Mongolia nella terra degli sciamani per cercare di guarire l'autismo del figlio.
Le sensazioni che ho provato leggendo questo libro sono indescrivibili, la voglia di questi genitori di cercare una soluzione, di tentare una guarigione per il figlio e per se stessi è l'argomento centrale del libro.
Scorrendo le pagine troviamo la descrizione dell'intero viaggio, non solo si apprendono le difficoltà di due genitori che devono conciliare il lavoro con la cura del figlio, ma anche le difficoltà e la paura di questo viaggio durato 4 mesi con gli ostacoli che immancabilmente si trovavano di fronte e i repentini cambiamenti d'umore del figlio; tutto il viaggio è stato documentato con video e foto.
Una cosa che mi ha molto colpito è stata la descrizione accurata delle culture che lungo il cammino si sono intrecciate.
Consiglio vivamente a chi è interessato all'argomento di leggerlo, l'autore è stato in grado di trasmettere emozioni e le sue stesse sensazioni quando ha scoperto che la cura stava funzionando...

http://www.horseboymovie.com/

domenica 28 giugno 2009

la competenza


Come ho già accennato per educare una persona bisogna avere delle competenze specifiche che possono essere anche attitudini relazionali. In pedagogia con il termine metacompetenza si indicano quelle capacità conoscitive che riguardano l'intenzionalità e la progettazione educativa. Ogni educatore deve avere anche delle competenze di tipo trasversale come la competenza comunicativa, poiché l'educazione è relazione tra i soggetti, e altre competenze come estroversione, equilibrio psicologico, tolleranza e molte altre. inoltre deve essere capace di sostenere una relazione educativa e lo può fare solo se ha un certo tipo di professionalità in un determinato campo. Questo per dire che è inutile improvvisarsi psicologi, insegnanti a tutti i costi, molto spesso meglio lasciare agire qualcuno di competente e farsi aiutare nella relazione educativa.

domenica 24 maggio 2009

un pò di storia


ciao a tutti!
in questi post ho parlato tanto di educazione, ma non ho ancora detto da dove nasce e in che periodo.
Innanzitutto bisogna dire che le esigenze della scuola sono la trasmissione e la riproduzione del patrimonio culturale e la produzione di un tipo di individuo istruito.
Nasce con l'invenzione della scrittura alfabetica e quindi ce il passaggio dalla cultura orale a quella scritta intorno al VII a.c. successivamente nella Roma antica l'istruzione elementare e quindi l'alfabetizzazione era riservata solo a un'elitè di persone. Questa situazione si protrae anche oltre l'invenzione della stampa a caratteri mobili anche se Gutemberg ha segnato un passo decisivo per la storia. Il vero cambiamento è dato da:
  1. la riforma protestante: importanza della lettura e libera interpretazione della bibbia
  2. formazione degli stati nazionali
  3. cultura illuminista: primato della ragione e diritti civili come la libertà di pensiero
  4. industrializzazione
Quando i contadini si trasferiscono nelle città diventano operai quindi diventa molto importante l'educazione come strumento di formazione del cittadino poiché addetto a specifiche funzioni.
Nel 1830 nasce quel fenomeno chiamato "istruzione di massa" ma solo nel 1950 in Italia l'istruzione di massa viene scomposta in tre livelli:
primaria, secondaria e superiore.
Anche nelle scuole d'oggi ci sono molte differenze che variano da paese a paese: ci sono scuole centralizzate che hanno omogeneità degli obiettivi e dei piani formativi, molto importante è il grado di apertura che una scuola ha cioè la possibilità che il sistema scolastico offre agli studenti di poter scegliere il proprio percorso formativo.
Insomma la scuola oltre a dover essere aperta a tutti dovrebbe dare la certezza di un'istruzione adeguata in vista del mondo del lavoro.

sabato 25 aprile 2009

"educare è vivere"

Comenio Teologo, filosofo e pedagogista riteneva che solo attraverso l’educazione l’uomo potesse dispiegare le sue piene potenzialità e condurre una vita armoniosa.Egli sosteneva che il fine dell'educazione è la formazione dell'uomo sia nella vita spirituale che in quella civile, che prima di agire bisogna imparare e che per educare bisogna capire veramente quello che vuol dire insegnare. Per lui la scuola doveva preoccuparsi soprattutto della preparazione di uomini adatti a esercitare l'insegnamento con determinati procedimenti.Il suo ideale era insegnare tutto a tutti cioè l’istruzione doveva essere estesa a tutte le cassi sociali senza (ovviamente) forzare l’apprendimento. Come oggi sappiamo però questo non è possibile anche perché è abbastanza difficile rendere semplici le cose complesse non è sufficiente fare delle sintesi perché così facendo tutto ciò che è successo viene ridotto a poche semplici parole. Farò un esempio significativo:La storia, che s'insegna nelle elementari non è altro che un banale riassunto della storia che si studia nelle medie inferiori (e in queste non si fa che riassumere la storia delle medie superiori). Quindi se da un lato si tiene conto dell'esigenza della completezza (i contenuti) e della gradualità (il metodo), dall'altro non si comprende il tipo d'interesse che possono avere gli studenti di una certa fascia d'età e di una determinata cultura sociale .Un altro aspetto interessante di Comenio e di cui ho già parlato è quello che l’insegnante non deve plagiare lo studente, ma deve solo accompagnarlo durante il suo percorso educativo.
Penso che Comenio abbia fornito un buonissimo esempio di come dovrebbe essere una relazione educativa, a questo punto non basta che seguire il suo esempio…cosa assai complicata ai giorni nostri.

martedì 7 aprile 2009

lo sport


Dal mio punto di vista anche lo sport è un buon metodo di educazione...(a me almeno ha sempre giovato molto). Fin dall'età evolutiva lo sviluppo armonico dell'organismo viene favorito dall'attività fisica regolare poichè lo sport migliora la capacità contrattile del cuore e la respirazione, inoltre contribuisce alla riduzione della massa grassa cosa che purtroppo nella nostra società ormai è fondamentale visto che l'obesità è sempre più presente. Fare sport vuol dire anche stimolare le capacità coordinative come l'equilibrio, il ritmo...ma non solo, infatti stimola anche un sano sviluppo psicologico, grazie allo sport si acquisiscono regole e stili di vita per rendere il bambino fisicamente e mentalmente disciplinato così da favorire una maturazione complessiva.
Gli sport di squadra sono molto importanti per socializzare e crescere assieme rispettanto l'altro; così facendo si arriva allo sviluppo di bambini intellettualmente indipendenti.
A spingere un bambino ad approcciarsi ad uno sport il genitore compie un ruolo fondamentale, deve però tenere conto delle caratteristiche del bambino e del suo sviluppo. Deve sapere che i suoi muscoli essendo ancora "giovani" si stancano facilmente, perciò per non affaticarlo il genitore deve sapere rispettare il suo divertimento e capire che è il bambino che stabilisce il proprio limite, non deve essere forzato ma solo guidato nella scelta dello sport che fa per lui.

domenica 5 aprile 2009

In questi giorni ho sentito parlare della fondazione “Famiglia Materna” fondata nel 1919; si propone di offrire sostegno e accompagnamento a donne sole o con i figli che si trovano in situazione di difficoltà. Nel corso degli anni si è potuto constatare un enorme cambiamento poiché nei primi anni di questa fondazione le ragazze accolte erano quelle cacciate dalla famiglia o dalla comunità in cui vivevano, mentre oggi molte di queste donne sono extracomunitarie, donne che subiscono violenze da marito e figli o con problemi derivanti dall’alcool e dalla droga.

In questo luogo le donne trovano una casa ma anche la compagnia di educatori, psicologi, volontari, donne che vivono la medesima situazione e che condividono le stesse difficoltà di ogni giorno. Il compito dell’educatore è quello di far riscoprire a queste donne sole e sfiduciate la possibilità di riscoperta di un atteggiamento positivo della vita, per farlo bisogna recuperare la capacità di prendersi cura della casa, della propria persona e infine aprirsi a nuove conoscenze e relazioni e cercarsi un lavoro.

Queste donne purtoppo vivono nel terrore di essere tradite di nuovo, pensano di non poter più trovare il proprio equilibrio. Penso che aiutare queste donne sia una crescita per entrambi. Non bisogna dimenticare che è essenziale il lavoro di equipe e il confronto immediato con gli altri operatori poiché per ogni decisione che si prende bisogna assumersene la responsabilità.

Bisogna avere un certo grado di Professionalità e bisogna saper comunicare cioè stabilire una comune comprensibilità relazionale che non è riconducibile solo alla pura comunicazione verbale ma che riguarda anche il fattore emotivo e pratico.

sabato 21 marzo 2009


ciao a tutti!
un po' di tempo fa ho pubblicato un post in cui parlavo della mia esperienza di clownterapia, pochi giorni fa ho appreso la notizia che il dipartimento delle pari opportunità ha fatto si che i clown restino nei reparti dei piccoli pazienti per dieci mesi, e non saranno sono animatori ma useranno delle tecniche derivanti dal circo e dal teatro di strada per sdrammatizzare l'esperienza ospedaliera, cercheranno di scacciare le angosce stimolando le risate.
A mio parere è una notizia fantastica anche perché grazie a questi volontari i bambini passano un po' del loro tempo in compagnia anche di altri pazienti. A pari passo di questa esperienza positiva del sorriso in corsia sta nascendo una disciplina sperimentale non ancora riconosciuta dalla scienza ufficiale: la gelotologia che studia e applica risata ed emozioni positive e sostiene la correlazione tra emozioni e sistema immunitario poiché attraverso la risata l'organismo sarebbe stimolato a produrre endorfine (dei neurotrasmettitori che attraverso l'apparato difensivo giovano al recupero della salute). Questa disciplina è ancora in fase di sperimentazione ma con il tempo sono convinta che verrà riconosciuta come scienza, aspettando questo riconoscimento i clown intanto continuano a fare al meglio il loro lavoro.

martedì 17 marzo 2009

stage



Volevo rendervi partecipe della mia esperienza di stage che ho fatto in quinta superiore. Devo dire che appena arrivate le insegnanti sono state gentilissime e mi hanno spiegato giorno per giorno cosa avremmo fatto, le attività e i laboratori. Una cosa molto positiva che ho notato è stata quella che le insegnanti di ogni classe almeno 2 volte alla settimana cercavano di sviluppare tra gli alunni la socializzazione e l’integrazione attraverso percorsi didattici trasversali o pluriclasse (la compresenza).Inoltre essendo andata alla fine di gennaio ho potuto partecipare anche a un'uscita-orientamento per i bambini di quinta, infatti le insegnanti, al limite del possibile, cercano di assicurare una continuità didattica con le scuole medie.
Parlando e confrontandomi con le insegnanti ho avuto modo di sapere che per tenere informati i genitori degli sviluppi dei loro figli oltre alle classiche riunioni,circa una volta ogni 2 mesi i genitori venivano invitati a partecipare attivamente ai progetti della scuola: sistemare i libri nella biblioteca a costruire maschere...In questi giorni ho imparato come confrontarmi con i bambini e come le maestre sono estremamente diverse tra loro nelle scelte metodologiche e relazionali. Da questa mia esperienza ho imparato ad apprezzare le piccole cose che le insegnanti fanno ogni giorno per cercare di portare il bambino ad una conoscenza tale da arrivare abbastanza preparato alla scuola media. La cosa che mi dispiace è di avere avuto troppo poco tempo per osservare bene come funzio
na
il gruppo classe.

giovedì 22 gennaio 2009

come educare gli adulti

Bene se sul precedente post ho parlato di educare gli adulti ora vorrei proporvi nello specifico come farlo. Le grandi metropoli offrono una vista molto ampia di educazione.
I servizi educativi si pongono il problema di come presentare il “progetto educativo”; qui entrano in gioco i laboratori strumentali che sono funzionali a compiti che l’adulto vuole praticare e perfezionare: servirsi di lingue, perfezionare l’attività professionale etc.
I laboratori relazionali sono luoghi in cui si sperimenta la relazione tra gli adulti e le altre generazioni. Nei laboratori di cittadinanza si impara ad essere cittadini, a discutere diritti e doveri e momenti in cui ci si incontra per risolvere i problemi del proprio ambiente con cooperazione. Nei laboratori creativi l’adulto si cimenta nella realizzazione artistica, musicale, poetica e teatrale, sperimentando il piacere di essere dilettanti in diversi campi. Ho sentito dire che molte volte dopo questi corsi creativi si allestiscono mostre e concerti collettivi. Questo è anche un modo per socializzare con chi ama cimentarsi in qualcosa di nuovo. I laboratori cognitivi consistono nella formazione di circoli di lettura, discussioni culturali, cineforum etc. Il mondo adulto è ricco di persone che inconsapevolmente educano i loro coetanei (medico, assistente sociale, uomo politico), ma molto spesso non sanno come educare se stessi. Gli adulti pensano di essere forti ma hanno anche bisogno di uno spazio tutto loro dove poter esprimersi. Il vero prerequisito dell’educazione è la metodologia con cui costruiamo il rapporto e imbastiamo la comunicazione.

martedì 20 gennaio 2009

educabilità tra gli adulti

ciao a tutti!
fino ad adesso ho parlato di come si instaura una relazione educativa con il fanciullo ma dobbiamo tenere presente che, come ho già accennato, si è educabili durante tutto il corso della nostra vita quindi quanto gli adulti sono disposti ad apprendere?
molto spesso non si considera l’età adulta come aperta ai processi di cambiamento (SBAGLIATO!) si pensa che l’adulto sia in grado di auto educarsi poiché ormai ha passato l'età per essere educato. questa mentalità alquanto sbagliata è stata smentita dalle iniziative pubbliche che dovrebbero promuovere le condizioni affinché ogni territorio diventi area di educazione permanente.
Le offerte educative per l’età adulta necessitano che l’esperienza del cambiamento venga vissuta collettivamente perché molto spesso gli adulti non sono propensi a nuovi apprendimenti, mentre se sono in gruppo si "spalleggiano" a vicenda. Una corretta strategia educativa deve garantire esperienze capaci di mettere l’adulto nella condizione di sperimentarsi.
Ogni operatore professionale che si rivolge agli adulti deve quindi porre la teoria del cambiamento a guida delle proprie riflessioni e azioni.

sabato 17 gennaio 2009

l'immagine

ciao a tutti!
oggi volevo ricollegarmi al mio penultimo post, quello sull'educazione all'immagine poichè ho avuto modo di approfondire questa tematica che mi attrae molto, inoltre durante il mio stage le insegnante mi hanno spiegato come capire, attraverso il disegno, se un bambino ha dei disagi anche se all'apparenza sembra un bambino tranquillo.
Le insegnanti che ho afiancato durante lo stage mi hanno illustrato i vari modi di leggere un disegno. Innanzi tutto mi hanno detto che il foglio rappresenta l’ambiente e cioè il modo in cui il bambino si rapporta agli altri. Per questo motivo, se il foglio non viene utilizzato molto significa che il piccolo invade poco lo spazio e, in genere, aspetta che siano gli altri a prendere l’iniziativa.
I colori principali utilizzati dai bambini sono il blu, il rosso, il giallo e il verde.
BLU
– Indica la calma, la contemplazione. Il bambino che lo predilige questo colore comunica che ha bisogno che vengano rispettati i suoi tempi e non ama sentirsi sotto pressione.
VERDE indica la tensione della crescita quella che serve per superare una prova.
GIALLO – comunica il bisogno di stare con gli altri ed è tipico dei bambini allegri e bendisposti.
ROSSO – Rappresenta dinamismo. È tipico di bambini che non stanno mai fermi e che amano la competizione.
Poi durante l'ora di compresenza l'insegnante mi ha mostrato alcuni disegni e mi ha fatto degli esempi di ciò che mi aveva precedentemente spiegato. E' stata una giornata molto produttiva e interessante, e magari quando avrò un po di tempo mi piacerebbe partecipare a un corso di approfondimento riguardante il disegno infantile.


giovedì 15 gennaio 2009

educazione all'immagine


L'educazione in sé comprendi ambiti molto vasti, oggi vi volevo parlare dell'educazione all'immagine, quella che sicuramente tutti, o almeno la maggior parte di voi, ha fatto alle elementari. Dal mio punto di vista è una materia che consente al bambino, anche se timido, di esprimersi creativamente al meglio. La scuola, nell'ambito della più generale alfabetizzazione culturale, deve curare la competenza comunicativa in campo iconico; competenza che viene acquisita sia quando il fanciullo è guidato a leggere le immagini, sia quando egli si dedica a produrle; Deve fornire gli strumenti adatti e spiegare al bambino come utilizzare le diverse tecniche. Dai miei stage che ho fatto alle elementari posso dire che quell'ora riservata alla loro fantasia era necessaria, e anzi a mio parere si dovrebbero introdurre più laboratori per stimolare la loro creatività.

lunedì 5 gennaio 2009

rimedi per la dislessia


Nel post precedente ho parlato di cos’è la dislessia, l’argomento che mi preme di più però è quello dei rimedi che si possono prendere per compensare questo disturbo poiché dalla dislessia non si guarisce mai del tutto ma con determinate tecniche la si può affrontare al meglio.

Per riconoscere se si è di fronte a un caso di dislessia c’è bisogno dell’aiuto di alcuni esperiti come il neuropsichiatria infantile, lo psicologo e il logopedista. Dopo avere ascoltato i vari pareri si può procedere alla “terapia”. Non esiste un metodo unico poiché ogni dislessico è diverso, il loro problema fondamentale per i bambini è quello di essere incapaci di sfruttare il canale comunicativo che tutti utilizzano per studiare e imparare: la lettura. Per questo sono stati scoperti altri canali che sfruttano strategie alternative: esistono software in grado di leggere al posto del bambino, audiolibri, fiabe da ascoltare con le cuffie…non bisogna cioè puntare sul suo punto debole: la lettura.

Non bisogna mai pensare che i dislessici abbiano un QI inferiore, anzi molto spesso sono creativi, alcuni attori e scrittori famosi sono dislessici eppure hanno fatto successo!

domenica 4 gennaio 2009

dislessia

Gli educatori quando intraprendono una relazione educativa devono tenere conto di alcuni problemi che il bambino in determinate fasce di età può avere. uno di questi è la dislessia.
Ne soffrono 4/5 bambini su 100 bisogna tenere presente che non è una malattia ma è una presenza tangibile perché ormai in ogni classe italiana almeno un bambino è dislessico.
Per dislessia si intende l'incapacità di leggere in maniera corretta e fluente.
Dal mio punto di vista una cosa molto importante è che il parlamento ha avviato un dibattito per approvare una legge che riconosca la dislessia e quindi una legge capace di assicurare alle persone dislessiche rispetto e pari opportunità.
Il problema si manifesta in prima elementare quando lo scolaro dimostra di avere difficoltà nella lettura e nella scrittura, si nota poiché commette degli errori caratteristici: confonde le lettere che hanno suoni simili (p/b) o simboli simili (m/n); a volte questo disturbo è collegato all'incapacità di imparare le tabelline, confonde la destra con la sinistra...ma i segni più evidenti sono quelli come la lentezza a fare i compiti e l'impossibilità di lavorare autonomamente.
Questa difficoltà non dipende da un deficit intellettivo o da altri disturbi, solo che il loro cervello lavora diversamente, poichè alcune aree della corteccia cerebrale fanno fatica a mantenere la loro funzione cioè quella di collegare simboli grafici e suoni corrispondenti.
La cosa più sbagliata che si può fare è quella di mal interpretare la difficoltà nell'apprendere, se il genitore accusa il bambino di essere svogliato e se si lamenta dei suoi risultati scolastici il bambino si sentirà frustato poiché incapace di rispondere alle aspettative che si pongono in lui.