giovedì 22 gennaio 2009

come educare gli adulti

Bene se sul precedente post ho parlato di educare gli adulti ora vorrei proporvi nello specifico come farlo. Le grandi metropoli offrono una vista molto ampia di educazione.
I servizi educativi si pongono il problema di come presentare il “progetto educativo”; qui entrano in gioco i laboratori strumentali che sono funzionali a compiti che l’adulto vuole praticare e perfezionare: servirsi di lingue, perfezionare l’attività professionale etc.
I laboratori relazionali sono luoghi in cui si sperimenta la relazione tra gli adulti e le altre generazioni. Nei laboratori di cittadinanza si impara ad essere cittadini, a discutere diritti e doveri e momenti in cui ci si incontra per risolvere i problemi del proprio ambiente con cooperazione. Nei laboratori creativi l’adulto si cimenta nella realizzazione artistica, musicale, poetica e teatrale, sperimentando il piacere di essere dilettanti in diversi campi. Ho sentito dire che molte volte dopo questi corsi creativi si allestiscono mostre e concerti collettivi. Questo è anche un modo per socializzare con chi ama cimentarsi in qualcosa di nuovo. I laboratori cognitivi consistono nella formazione di circoli di lettura, discussioni culturali, cineforum etc. Il mondo adulto è ricco di persone che inconsapevolmente educano i loro coetanei (medico, assistente sociale, uomo politico), ma molto spesso non sanno come educare se stessi. Gli adulti pensano di essere forti ma hanno anche bisogno di uno spazio tutto loro dove poter esprimersi. Il vero prerequisito dell’educazione è la metodologia con cui costruiamo il rapporto e imbastiamo la comunicazione.

martedì 20 gennaio 2009

educabilità tra gli adulti

ciao a tutti!
fino ad adesso ho parlato di come si instaura una relazione educativa con il fanciullo ma dobbiamo tenere presente che, come ho già accennato, si è educabili durante tutto il corso della nostra vita quindi quanto gli adulti sono disposti ad apprendere?
molto spesso non si considera l’età adulta come aperta ai processi di cambiamento (SBAGLIATO!) si pensa che l’adulto sia in grado di auto educarsi poiché ormai ha passato l'età per essere educato. questa mentalità alquanto sbagliata è stata smentita dalle iniziative pubbliche che dovrebbero promuovere le condizioni affinché ogni territorio diventi area di educazione permanente.
Le offerte educative per l’età adulta necessitano che l’esperienza del cambiamento venga vissuta collettivamente perché molto spesso gli adulti non sono propensi a nuovi apprendimenti, mentre se sono in gruppo si "spalleggiano" a vicenda. Una corretta strategia educativa deve garantire esperienze capaci di mettere l’adulto nella condizione di sperimentarsi.
Ogni operatore professionale che si rivolge agli adulti deve quindi porre la teoria del cambiamento a guida delle proprie riflessioni e azioni.

sabato 17 gennaio 2009

l'immagine

ciao a tutti!
oggi volevo ricollegarmi al mio penultimo post, quello sull'educazione all'immagine poichè ho avuto modo di approfondire questa tematica che mi attrae molto, inoltre durante il mio stage le insegnante mi hanno spiegato come capire, attraverso il disegno, se un bambino ha dei disagi anche se all'apparenza sembra un bambino tranquillo.
Le insegnanti che ho afiancato durante lo stage mi hanno illustrato i vari modi di leggere un disegno. Innanzi tutto mi hanno detto che il foglio rappresenta l’ambiente e cioè il modo in cui il bambino si rapporta agli altri. Per questo motivo, se il foglio non viene utilizzato molto significa che il piccolo invade poco lo spazio e, in genere, aspetta che siano gli altri a prendere l’iniziativa.
I colori principali utilizzati dai bambini sono il blu, il rosso, il giallo e il verde.
BLU
– Indica la calma, la contemplazione. Il bambino che lo predilige questo colore comunica che ha bisogno che vengano rispettati i suoi tempi e non ama sentirsi sotto pressione.
VERDE indica la tensione della crescita quella che serve per superare una prova.
GIALLO – comunica il bisogno di stare con gli altri ed è tipico dei bambini allegri e bendisposti.
ROSSO – Rappresenta dinamismo. È tipico di bambini che non stanno mai fermi e che amano la competizione.
Poi durante l'ora di compresenza l'insegnante mi ha mostrato alcuni disegni e mi ha fatto degli esempi di ciò che mi aveva precedentemente spiegato. E' stata una giornata molto produttiva e interessante, e magari quando avrò un po di tempo mi piacerebbe partecipare a un corso di approfondimento riguardante il disegno infantile.


giovedì 15 gennaio 2009

educazione all'immagine


L'educazione in sé comprendi ambiti molto vasti, oggi vi volevo parlare dell'educazione all'immagine, quella che sicuramente tutti, o almeno la maggior parte di voi, ha fatto alle elementari. Dal mio punto di vista è una materia che consente al bambino, anche se timido, di esprimersi creativamente al meglio. La scuola, nell'ambito della più generale alfabetizzazione culturale, deve curare la competenza comunicativa in campo iconico; competenza che viene acquisita sia quando il fanciullo è guidato a leggere le immagini, sia quando egli si dedica a produrle; Deve fornire gli strumenti adatti e spiegare al bambino come utilizzare le diverse tecniche. Dai miei stage che ho fatto alle elementari posso dire che quell'ora riservata alla loro fantasia era necessaria, e anzi a mio parere si dovrebbero introdurre più laboratori per stimolare la loro creatività.

lunedì 5 gennaio 2009

rimedi per la dislessia


Nel post precedente ho parlato di cos’è la dislessia, l’argomento che mi preme di più però è quello dei rimedi che si possono prendere per compensare questo disturbo poiché dalla dislessia non si guarisce mai del tutto ma con determinate tecniche la si può affrontare al meglio.

Per riconoscere se si è di fronte a un caso di dislessia c’è bisogno dell’aiuto di alcuni esperiti come il neuropsichiatria infantile, lo psicologo e il logopedista. Dopo avere ascoltato i vari pareri si può procedere alla “terapia”. Non esiste un metodo unico poiché ogni dislessico è diverso, il loro problema fondamentale per i bambini è quello di essere incapaci di sfruttare il canale comunicativo che tutti utilizzano per studiare e imparare: la lettura. Per questo sono stati scoperti altri canali che sfruttano strategie alternative: esistono software in grado di leggere al posto del bambino, audiolibri, fiabe da ascoltare con le cuffie…non bisogna cioè puntare sul suo punto debole: la lettura.

Non bisogna mai pensare che i dislessici abbiano un QI inferiore, anzi molto spesso sono creativi, alcuni attori e scrittori famosi sono dislessici eppure hanno fatto successo!

domenica 4 gennaio 2009

dislessia

Gli educatori quando intraprendono una relazione educativa devono tenere conto di alcuni problemi che il bambino in determinate fasce di età può avere. uno di questi è la dislessia.
Ne soffrono 4/5 bambini su 100 bisogna tenere presente che non è una malattia ma è una presenza tangibile perché ormai in ogni classe italiana almeno un bambino è dislessico.
Per dislessia si intende l'incapacità di leggere in maniera corretta e fluente.
Dal mio punto di vista una cosa molto importante è che il parlamento ha avviato un dibattito per approvare una legge che riconosca la dislessia e quindi una legge capace di assicurare alle persone dislessiche rispetto e pari opportunità.
Il problema si manifesta in prima elementare quando lo scolaro dimostra di avere difficoltà nella lettura e nella scrittura, si nota poiché commette degli errori caratteristici: confonde le lettere che hanno suoni simili (p/b) o simboli simili (m/n); a volte questo disturbo è collegato all'incapacità di imparare le tabelline, confonde la destra con la sinistra...ma i segni più evidenti sono quelli come la lentezza a fare i compiti e l'impossibilità di lavorare autonomamente.
Questa difficoltà non dipende da un deficit intellettivo o da altri disturbi, solo che il loro cervello lavora diversamente, poichè alcune aree della corteccia cerebrale fanno fatica a mantenere la loro funzione cioè quella di collegare simboli grafici e suoni corrispondenti.
La cosa più sbagliata che si può fare è quella di mal interpretare la difficoltà nell'apprendere, se il genitore accusa il bambino di essere svogliato e se si lamenta dei suoi risultati scolastici il bambino si sentirà frustato poiché incapace di rispondere alle aspettative che si pongono in lui.