sabato 22 novembre 2008

"...NON SI DIVENTA UOMINI COMPLETI DA SOLI,
MA UNICAMENTE ASSIEME AGLI ALTRI"
D. Bonhoeffer,resistenza e resa.

Penso che questa frase chiarisca bene l'importanza degli altri nelle relazioni sociali e nella crescita personale.
Al giorno d'oggi non ce mestiere che non abbia a che fare con una complessità di relazioni; a partire dagli insegnanti per finire con chi lavora nelle professioni di aiuto come gli assistenti sociali, i pediatri ma anche avvocati che si trovano a dover gestire delicate situazioni familiari, medici etc... molte di queste figure però non hanno strumenti psicologici adeguati per far fronte a queste situazioni. Tutto questo porta al "disagio sociale" che comprende la difficoltà di relazionarsi e comunicare con gli altri.
Secondo alcuni esperti si assiste così ad una "analfabetizzazione emotiva" che, soprattutto nei giovani, si traduce con un instabile senso di appartenenza alla famiglia e al luogo in cui vive. La nostra società spesso considera i sentimenti e le emozioni come qualcosa di pericoloso che bisogna sopprimere, da questo si arriva a situazioni di disagio poiché non ci si sente capiti, è per questo motivo che bisognerebbe promuovere una "cultura della relazione", per farlo bisogna essere consapevoli che in ognuno di noi ce un senso di umanità (bisogna solo trovare in che modo poterlo applicare per far funzionale una relazione).
Negli ultimi anni sono nati dei corsi di formazione chiamati Counselling che si impegnano a formare medici più consapevoli, infermieri più capaci di offrire sostegno anche emotivo, insegnanti che sanno fare meglio gli educatori. Questo corso garantisce una crescita professionale ma anche personale.
Ritengo che sia un'importante aiuto che la società dovrebbe offrire in un epoca dove ormai a causa di nuove tecnologie sempre più sofisticate le emozioni sono state talmente inibite che quando ci si trova di fronte a una persona in difficoltà non si sa come aiutarla.

lunedì 17 novembre 2008

clownterapia



Ciao a tutti…rieccomi…come vi dicevo l’educatore professionale opera anche nel campo di pediatria…sia come assistente ma anche (e soprattutto) cerca di fare divertire i piccoli pazienti di questo reparto.

Alla scuola superiore ho potuto frequentare un corso di clownterapia, fatto dai volontari del “il piccolo principe”. Con il termine clownterapia si indica l'applicazione di tecniche derivate dal circo e dal teatro di strada in contesti di disagio (sociale o fisico), quali ospedali, case di riposo, case famiglia, orfanotrofi, centri diurni, centri di accoglienza ecc.

Questa è un’iniziativa volontaria che grazie a delle persone molto volenterose è cominciata e sta continuando nel migliore dei modi; purtroppo questa figura non è sempre presente anche perché è vero che i volontari stanno aumentando ma sono sempre pochi rispetto alle “esigenze” dei pazienti.

Il corso che ho frequentato si è svolto in 5 lezioni di 3 ore ciascuno circa. Prima di iniziare ci hanno chiesto brevemente perché volevamo entrare a fare parte di questo progetto, la fase successiva è stata quella di prendere coscienza del proprio corpo e di fidarsi degli altri; attraverso esercizi appropriati abbiamo cercato di fidarci degli altri per “trovare noi stessi”, poi abbiamo cominciato a fare degli esercizi di giocoleria; abbiamo imparato ad utilizzare foulard, clavette, boleas… in più abbiamo mimato varie parti che ci sono servite poi per mettere in scena uno spettacolo. Abbiamo potuto applicare tutto quello che abbiamo imparato in una scuola per l’infanzia a Mestre. Personalmente trovo che questa è un’esperienza che ogni educatore dovrebbe fare, posso dire che in queste poche lezioni ho scoperto che basta veramente poco per far stare bene gli altri e lo si può fare solo se si riesce a trovare un giusto equilibrio in noi stessi.

Ciao a tutti a presto!

domenica 9 novembre 2008

l'educatore...

ciao a tutti
come prima cosa vorrei illustrarvi cosa fa l'educatore professionale e che tipo di aiuto mi piacerebbe dare alle persone.
l'educatore professionale è innanzitutto un'operatore che svolge la propria attività aiutando persone di diverse età, attua progetti educativi basati sulla continuità; infatti come ho potuto apprendere nelle prime lezioni di pedagogia l'educatore deve avere la capacità di iniziare, mantenere e sostenere una relazione con una persona, questa relazione è di tipo educativo o riabilitativo, si occupa infatti del reinserimento della persona malata nella società, aiutandolo a interagire di nuovo con le persone. l'azione educativa deve però avere anche una conclusione, poiché il fine della cura educativa è far si che la persona diventi indipendente.
Si occupa inoltre di progetti di assistenza per le famiglie con un malato in casa, l'assistenza riguarda anche le comunità di tossicodipendenti, portatori di handicap, e di bambini nel reparto di pediatria negli ospedali. una nuova figura che secondo me dovrebbe essere introdotta negli ospedali è quella di "mediatore tra medico e paziente"; essa è una figura che purtroppo molto spesso è assente nelle strutture italiane, molto importante poiché a differenza del medico che per mancanza di tempo, spiega in modo veloce e troppo complicato le varie patologie di cui i pazienti sono affetti, l'educatore potrebbe spiegare in modo più chiaro e aiutare il paziente a prendersi cura di durante la malattia. E' proprio per questo motivo che l'educatore deve avere anche una conoscenza di tipo medico così da capire la gravità della malattia per attivare un progetto riabilitativo finalizzato alla persona.